Nel corso della vita ogni uomo ha provato l’esperienza della solitudine, e quando l’ha confrontata con gli altri si è accorto che non ne esiste una sola.
Ognuno di noi ha un modo proprio di rappresentarsela, di viverla e perché no, d’immaginarsela.
Esiste dunque una solitudine diversa per ognuno di noi?
Io credo di sì, e, se spiegarla non è sempre facile.
“Dagli uomini”, disse il Piccolo Principe, “coltivano cinquemila rose nello stesso giardino… e non trovano quello che cercano” “E tuttavia quello che cercano potrebbe essere trovato in una sola rosa o in un po’ d’acqua”… “Ma gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare col cuore “
(Saint-Exupéry, 1943, pag. 108).
Partendo dall’uomo, ritengo che queste parole esprimano la condizione umana d’oggi; proteso nel ricercare all’esterno i significati delle cose, non si rende conto che s’allontana sempre più dalla fonte originaria interiore.
La solitudine tocca profondamente tutti gli uomini, è ineliminabile, ci accompagna per tutta la vita e, soprattutto, per alcuni, i più fortunati, può diventare la strada della ricerca interiore.
Socialmente, la solitudine la riconosciamo con chiarezza.
I nostri vecchi, quanti sono abbandonati nell’anonima città?
Quante famiglie, sempre più estranei gli uni agli altri, vivono isolate nell’orrore della televisione?
Quanti ragazzi sono soli, nella prigione dorata del loro Ipod ?
Quante persone, robotizzate dal lavoro, dalla spada di Damocle del licenziamento, della disoccupazione, sono costrette ad una solitudine forzata?
L’abbandono e dunque la solitudine, non risparmia nessuno.
Dio stesso, essendo uno, è solo.
Si rende necessario rieducare le persone alla solitudine rendendola uno strumento che permette sia di realizzare un vero incontro, con il proprio sé, sia di far germogliare le emozioni che proviamo, leggiamo, sentiamo, compiamo ed inventiamo, sia di ridare valore al silenzio, come atto preparatorio al comunicare con gli altri.
Il saper star soli, rappresenta una preziosa risorsa. Permette agli uomini di entrare in contatto con i propri sentimenti più intimi, di riorganizzare le idee, di mutare atteggiamento.
Dentro il mio cuore ho una segreta speranza: visto che la solitudine traduce nei sentimenti la separazione da qualcosa o da qualcuno, vorrei poterla trasformare nel ricordo.
Il ricordo di un’esperienza vissuta,
esattamente come nel racconto del Piccolo Principe.